Improvvisamente è scoppiato un altro caso. Se anche fosse vero che qualcosa già non andava senza che il mondo ne avesse sentore, con l’iniziativa di coinvolgere nella conferenza stampa dell’altro giorno Gerlo, Ahumada, Falcao e Ferrari, con l’attacco al giornalista di Clarìn Hernan Castillo e con le conseguenti considerazioni su una supposta crisi interna fatta di incomprensioni di cui non si sapeva molto e su cui i quattro giocatori non avrebbero comunque voluto esprimersi, il DT si è messo in una posizione assai scomoda.
Lo stesso Aguilar, che pure gli aveva dato l’incarico fra dicembre e gennaio quando tutto faceva supporre che sulla panchina dovesse sedere invece il Tolo Gallego, adesso gli chiede di tenere un profilo più basso in questo periodo delicato. Contemporaneamente, da più parti sono state mosse esplicite critiche alla sua recente conduzione del gruppo, che sarebbe fatta di molti cambiamenti di rotta e della gestione poco chiara di alcuni giocatori, i giovani per primi. Tutte critiche, queste, di origine innanzitutto giornalistica e certo soggettive, ma condivise anche da una parte sempre maggiore della tifoseria e, chissà, forse anche dei giocatori.
Riguardo Gorosito non si può però dimenticare che sta lavorando in condizioni terribili. La scelta ricaduta su di lui a fine 2008 rimane l’unico segnale di vera partecipazione da parte di una Dirigenza con l’acqua alla gola, che per il resto non ha degnato di attenzione le sue richieste per il mercato, garantendogli solo giocatori che non costassero e che, anche quando forti o fortissimi, non erano comunque in grado di esprimere il proprio potenziale per ragioni fisiche: si pensi a Fabbiani e a Gallardo.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.



