Il River è allo sbando: ieri sera l’ha battuto anche l’Argentinos.
Intendiamoci, non si può più fare riferimento alle gerarchie suggerite dai grandi nomi del calcio argentino o anche solo da quelli degli ultimi dieci anni, benché non siano lontanissimi nemmeno gli anni Ottanta in cui proprio il Bicho fu finalista addirittura di una Coppa Intercontinentale.
Fatto sta che in vetta alla classifica, agli ordini per di più di un millonario puro come Gallego, c’è l’Independiente (una grande storica dal recente passato altalenante e di certo meno roboante di quello millonario), seguita niente meno cha dai mendocini del Godoy Cruz, altri due nomi importanti che hanno recentemente fatto onore al proprio rango vincendo l’ultima Libertadores e il penultimo campionato, vale a dire Estudiantes e Velez, quindi l’Argentinos di cui abbiamo detto e poi una sfilza di squadre che il River un tempo si divorava: Banfield, comunque campione in carica a sottolineare il giusto ribaltamento dei valori che si sta verificando in un’epoca di scarso valore tecnico, e poi Arsenal, Tigre, Huracan e Colon… Importante ricordare come si debbano contare altri cinque Club scorrendo la graduatoria verso il basso prima di incontrare il nostro River. E a noi che miriamo sempre all’alto, arrivandoci pure bene, col bel gioco nostro tipico, davvero poco importa che riescano a starci dietro squadre come San Lorenzo e Boca, in malinconica compagnia di Rosario Central e Atletico Tucuman: questa magra soddisfazione, che un anno fa è toccata ad altri fra gli ultimi nominati, a questi altri lasciamo volentieri.
Sì, perché a nulla vale ridere delle sventure altrui (effettivamente al limite dell’inconcepibile visto che noi per primi siamo disastrati e additati come i peggiori pur avendo qualche punto in più di chi ci sfotte), se questa caduta libera già intuiamo che non avrà fine. Un occhio al Descenso, infatti, ed ecco che scopriamo che fra noi e gli spareggi per non retrocedere ci sono solo tre squadre, ma è gente che va a mille trattandosi proprio dell’Huracan e del Godoy Cruz, che stanno tallonando la capolista Independiente, e poi del Racing, che nella classifica del Clausura ci precede. Per come stanno andando le cose, se non dovremo spareggiare con una squadra di B sarà solo perché Central e Gimnasia non sembrano in grado di levarsi dal pantano, e ringraziamo quel gol del pareggio allo scadere fatto al Lobo un mese fa…
Venendo a ieri, niente di nuovo. Una difesa di gesso in cui non ha brillato nemmeno Vega, salvatore tante altre volte, un centrocampo apatico e un attacco evanescente che, davvero, non ha pari guardando al passato: roba che farebbero comodo il Fuertes di otto anni fa e l’ultimo Abreu… Certo, Funes Mori è giovane, ma ha sbagliato tutto anche ieri sera e al River altri ragazzini avevano invece spaccato, si pensi a Maxi Lopez e Higuain, per esempio; nemmeno Villalva, subentratogli, è poi riuscito a far bene in coppia con Canales. Dietro di loro, Mauro Diaz, partito dalla panchina, non ha sfigurato ma in prospettiva forse non sarà mai un Gallardo né un Ortega (ieri assenti) ma nemmeno un Buonanotte, e sempre a centrocampo Almeyda e Rojas con la loro prestazione ci hanno ricordato che al di là di come si sono mossi ieri bisogna fare i conti rispettivamente con l’età e un’incisività ancora da confermare. Bene, per fortuna, Pereyra, che ha corso, suggerito, insomma si è dannato per tutti, anche per il generoso ma discontinuo Affranchino. Per finire, lenti e in affanno Ferrari e Juan Manuel Diaz sulle fasce, mentre al centro il solo Ferrero si è mosso bene, dato che Cabral è tornato a decidere una partita, questa volta permettendo a Sosa di segnare il gol della vittoria.
Astrada dice che manca la capacità di giocare a calcio. Chi non ci è mancato, dico io con altrettanta mestizia cercando l’origine di tanto male, è purtroppo Aguilar…



