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Gerlo vuole la Coppa

intervista a gerlo del river plate

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Danilo Gerlo gioca da quattro anni e mezzo nella squadra dei suoi sogni, è sopravvissuto alla più grave crisi calcistica del Club, ha assistito a un viavai di compagni di reparto, è rimasto nonostante ci siano stati cinque tecnici e la tifoseria non l’ha ritenuto colpevole del disastro dell’ultimo campionato come invece gran parte del gruppo. Adesso, dai microfoni di Radio La Pagina Millonaria, ripercorre questi anni, guarda al futuro e non nasconde la più grande ambizione, che è anche il sogno della gente: vincere la Libertadores.

– Cos’è cambiato rispetto al semestre passato, adesso che il River è primo?
– Ci siamo resi conto di non poter continuare come lo scorso semestre. Non aveva senso arrivare primi e subito dopo ultimi. In più credo che ultimamente molti giocatori siano migliorati.

– In questi anni il tuo posto non è sempre stato garantito. Qual è stato il momento migliore?
– Con Passarella, nel 2006. In quel momento ero in forma smagliante e sono arrivato a essere capitano. Quell’anno ci è sfuggita la Coppa perché abbiamo affrontato il Libertad che eravamo a pezzi, con dieci infortunati e dopo una sospensione del campionato durante il quale erano stati venduti quattro titolari. Poi quando abbiamo vinto il campionato col Cholo Simeone: ho giocato 10 partite su 19 e le ho giocate bene. Ma anche adesso va bene, provo a entrare e fare il mio dovere.

– A cosa attribuisci la tua permanenza nonostante ci siano stati cinque allenatori?
– E’ vero, sono rimasto con cinque allenatori diversi. Qui tutti gli anni si cambiano giocatori, arrivano nazionali, comprano, vendono. Praticamente da quando sono al River si sono avvicendati 16 o 20 difensori centrali, di cui uno almeno giocava sempre, quindi qualcosa di buono devo averlo fatto… Semmai non piaccio alla stampa, che sia che giochi bene sia che giochi male sottolinea i miei errori. Ma so come vanno queste cose, ho capito che devo lavorare sodo e approfittare dell’occasione. Il giorno che lascerò il River non avrò alcun rimpianto, ho fatto del mio meglio e posso guardare tutti dritto negli occhi, che è quel che conta.

– A dispetto della stampa, i tifosi ti apprezzano ogni anno di più .
– Chi passa tanto tempo qui sa come stanno le cose. Abbiamo passato più momenti brutti che belli e ogni sei mesi arrivano altri difensori centrali, quindi devo aver fatto bene perché il River cambia squadre intere e può sempre arrivare un allenatore che non ti fa giocare. Anche l’anno scorso ho rischiato di andarmene ma l’allenatore mi ha detto di avere bisogno di me.

– Quando il gioco si fa duro, i tifosi vogliono te. Cosa ne pensi?
– Dico che la stampa ha delle antipatie, però quando gioco la gente mi tratta sempre bene, e questo mi motiva, mi aiuta, perché non mi sono mai sentito abbandonato né sottovalutato. Si dice tanto del palato difficile dei tifosi del River, ma la gente mi ha sempre sostenuto, mi sono sentito rispettato e questo è fondamentale in un Club importante come questo. Quindi dico che gli attacchi sono venuti da fuori, non dai tifosi.

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– Dopo tanti anni che sei qui, hai un particolare desiderio?
– Volevo giocare nel River fin da quando ero piccolo e, dicano quel che vogliono, ce l’ho fatta. L’altro giorno ho giocato la novantesima partita, quindi sono molto soddisfatto, però tutti vogliono vincere la Copa Libertadores ed è per questo che uno lavora sodo. La speranza c’è sempre, poi dipende da molte cose. Sono stato vicino a vincerla due volte, una quando siamo usciti contro il San Paolo in semifinale e l’altra con Passarella,ci credevo davvero mapoi è andato tutto in fumo. Speriamo di arrivare alla fine, quest’anno.

– Si può dire che ami la maglia come ogni altro tifoso?
– Sì, dopo quattro anni e mezzo non ho bisogno di fingere. Ho sempre sognato di giocare qui e ogni giorno cerco di onorare questa opportunità e provo a meritarmi il posto. Le cose possono andar bene o male, ma non bisogna mai perdere l’ottimismo e la voglia di fare sempre meglio. Io spero che ogni campionato vada bene, che io giochi o no, perché ho dato tutto per stare qui.

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