E’ difficile pensare con serenità all’inaugurazione del più grande Museo calcistico al mondo quando il Club cui è dedicato sta attraversando il periodo peggiore della propria storia.
Eppure di fronte alle parole di Amadeo Carrizo, a sua volta uno dei più grandi portieri di tutti i tempi e chiaramente idolo assoluto del River Plate, 513 presenze e 7 campionati vinti con la maglia della Banda fra il 1945 e il 1968, è il caso di lasciarsi trasportare dalla giustificatissima emozione legata al nome del Más Grande, il più grande.
“Sono incredibilmente felice e orgoglioso, perché il River si merita tutto questo e molto di più. Sportivamente stiamo soffrendo un po’ ma oggi dobbiamo dimenticarci di questo periodo poco brillante,” ha detto Amadeo in occasione della cerimonia di apertura.
“Questo,” ha aggiunto, “è un motivo di orgoglio non solo per i tifosi del River ma anche per tutto il Paese, perché è un museo fantastico.”
Riferendosi poi alla propria carriera, ha ricordato di aver “giocato con grandi calciatori, la famosa Máquina (Muñoz, Moreno, Pedernera, Labruna e Loustau),” aggiungendo con la tipica onestà millonaria che ci sono state “partite memorabili e anche gol stupidi che ho preso, perché ricordo anche le brutte cose.” Come il famoso spareggio nella finale di Copa Libertadores del ’66, contro il Peñarol, quando avanti per 2-0 diede il meglio di sé dal punto di vista spettacolare, con quella sua incontenibile voglia di irridere l’avversario che soli i grandi possono permettersi, ma dopo un’imprevedibile ripresa da incubo finì per perdere la partita. Si dice che fu per via di questa clamorosa sconfitta che diedero a quelli del River il nomignolo di gallinas, ma anche questo, ora più del solito, ci unisce e riempie tutti di grande orgoglio!