La stagione del River è ormai incentrata sul campionato, che se vinto farebbe il paio con l’ultimo Clausura. Tuttavia, a nemmeno una settimana dalla clamorosa eliminazione in Libertadores è difficile guardare con allegria alla prospettiva di un successo nazionale, peraltro difficile da ottenere visto il ritmo che sta tenendo il Velez.
Il gruppo che Gorosito si trova a dirigere non è quello che aveva chiesto alla Dirigenza e adesso il DT si trova a dover fare le nozze coi fichi secchi, con giocatori di diverso,anche se in alcuni casi grande valore e in differente stato di forma, a cui comunque non c’è alternativa se non affidandosi a giovani encomiabili ma con ancora poca esperienza. Questo a causa della malcelata impotenza economica attuale del Club.
Pipo può sempre contare sul genio di Gallardo e la prolificità di un Falcao devoto alla causa come non mai, ma l’attacco non finisce di dare problemi dato che contemporaneamente Buonanotte non ha ancora ritrovato la forma perduta già nell’autunno del 2008 e di Fabbiani si possono ricordare con piacere giusto un paio di prestazioni in cui l’emotività ha giocato parecchio. Si tratta, intendiamoci, di calciatori che amano la maglia e che potenzialmente, insieme, non hanno pari forse in tutto il Sud America, ma purtroppo non ci è stato ancora dato di vederli anche solo al 70% delle loro possibilità.
Il tormentone del portiere non è detto che sia finito e in ogni caso quel che è successo non è stato d’aiuto a un gruppo in cerca di stabilità. Stessa cosa si può dire della difesa, che con i soli Ferrari e Gerlo, quest’ultimo quando disponibile, a tenere sempre su il reparto, al centro e sulla sinistra è andata male. L’intera fascia sinistra, poi, ha dato grattacapi a Gorosito prima e ai tifosi di conseguenza, perché se Villagra ha avuto un inizio di stagione difficilissimo e si sta riprendendo a fatica, a centrocampo Abelairas ha fatto anche peggio. Questo per toccare i punti più critici della squadra, che per il resto non ha espresso grande inventiva ma non ha nemmeno sfigurato, imbattendosi in sconfitte spesso figlie di svarioni isolati benché numerosi e occasioni sprecate quando invece agli avversari andava sempre bene. Basti ricordare i tracolli col San Lorenzo e i Nacional di Montevideo e di Asuncion, quando poco più di una decina di occasioni da gol concesse nell’arco di tre partite, numero questo accettabile di questi tempi, si è tragicamente trasformata in altrettante segnature. Anche sfortuna, certo, ma una grande squadra sa meritarsi la fortuna, elemento accessorio imprescindibile dei primi della classe.
Gallardo ha detto di trovarsi in un semestre di transizione dal punto di vista fisico, e gli si deve riconoscenza infinita per quanto riesce a essere ugualmente decisivo, come anche nell’ultimo impegno quando in poco più di mezz’ora ha cambiato faccia alla squadra. E aggiunge che vincendo in casa di un Newell’s poco brillante, domenica, si può fare più che un pensierino al titolo. Purtroppo, però, il River rischia invece di star attraversando un intero anno di transizione, e viene da pensare che con le elezioni che si terranno solo a fine 2009 il periodo possa pericolosamente allungarsi, perché è ormai chiaro che economicamente il gruppo che fa capo ad Aguilar non può dare alcuna garanzia. Dimenticando le ipotesi malinconiche di campioni troppo stagionati come Davids e Almeyda, al massimo si può pensare al ritorno di Ortega, ma come le giocate magiche di Gallardo non possono sostituirsi a quelle spesso goffe della difesa non si può pensare che quelle che eventualmente garantirebbe Ortega possano fare di più.
Della Coppa bisogna dimenticarsi e così anche dell’ormai inutile, ultimo impegno di domani contro il San Martin de Porres.
Nel Clausura mancano invece otto giornate, con quattro partite in casa e quattro fuori per recuperare sei punti alla capolista. Davanti ci sono Velez e Colon, con cui si è già giocato concedendo pareggi tra molti rimpianti che però alle fine hanno comunque dato solo due punti, oltre al Lanus che deve ancora venire al Monumental. Ma si dovranno affrontare anche squadre non lontane in classifica, cioè Godoy Cruz, Huracan e l’Independiente del Tolo Gallego, un ex chiaramente di enorme peso recentemente accantonato lungo la strada che ha portato a Gorosito: un’altra storia, questa, in cui i protagonisti, due allenatori che amano la Banda, sono stati alcune delle pedine con cui ha giocato questa Presidenza che ironicamente ci sentiamo di ringraziare.



