Non doveva succedere.
Non poteva succedere.
Ma è successo.
Il River ha perso la prima gara per la Promocion, cioè il play out per non retrocedere in Seconda divisione contro il modestissimo Belgrano di Cordoba.
Il promedio, cioè la classifica che, ai fini della retrocessione, tiene conto della media degli ultimi tre campionati, è un meccanismo assolutamente cervellotico che fu inventato al solo scopo di impedire alle grandi di retrocedere, in quanto doveva costituire l’ammortizzatore di una stagione storta sul presupposto che la successiva sarebbe andata meglio.Ma questo River di JJ Lopez non ha saputo bilanciare quel disastroso ultimo campionato con il Cholo Simeone al timone.
E’ vero che la situazione era già abbastanza compromessa all’inizio della stagione, ma un River normale, che non avesse ripudiato la sua storia, la tradizione di una squadra famosa per il suo divertente calcio d’attacco, non avrebbe avuto problemi a fare i punti necessari in un Clausura dl livello tecico davvero molto modesto.
Invece questo River timoroso e impacciato ha visto sfumare tante vittorie per il semplice fatto che non le ha nemmeno ricercate, scegliendo deliberatamente di entrare in campo col solo proposito di non perdere, così rispecchiando la fragilità e le insicurezze di JJ Lopez, un allenatore in totale confusione che rischia di passare alla storia come un infernale Caronte che ha traghettato il River nell’inferno della Segunda.
Certo, c’è ancora la gara di ritorno.
Ma quando perdi la prima contro una squadra che fino a quel momento non aveva procurato un solo pericolo perchè regali letteralmente due gol c’è poco da stare allegri.
Il fallo di mano di Roman che ha propiziato la prima segnatura è davvero incredibile, ai limiti dell’incommentabile.
E tutta la difesa (con Arano in testa) ha marcato male sul corner da cuoi è derivato il secondo gol del Belgrano che ha chiuso la partita come una pietra tombale.
Tanto per cambiare la formazione schierata da JJ Lopez è stata un insulto alla logica, con il giovane Cirigliano gettato allo sbaraglio in una partita così importante e l’assurdità di un pur volonteroso Dias schierato a fianco di un inconcludente Lamela dietro l’unica punta Rogelio Funes Mori; con riferimento a quest’ultimo, è vero che non viene rifornito, ma è anche che per la sua inconcludenza Funes Mori ancora una volta ha dato l’impressione di essere lui il vero fantasma della retrocessione di cui tanto si parla.
Ora la situazione è tesissima, vengono al pettine i nodi di una mala gestio (per usare un eufemismo) cominciata da Aguilar, il vero, primo responsabile, e proseguita da Passarella, i quali hanno giocato sulla pelle del River e dei suoi tifosi.
Tifosi che ieri sono scesi in strada in 2.5000 per protestare dando luogo a qualche incidente, anche se probabilmente sembra scongiurato il pericolo che la gara di domenica venga giocata a porte chiuse. Che sarebbe un dramma nel dramma, perchè se il River ha una piccola possibilità di salvezza, un miracolo come quello che fu fatto col Botafogo nella Coppa Sudamericana del 2007, questa possibilità, questo miracolo, stanno nel cuore della tifoseria riverplatense più che nelle fragili menti e nei piedi ben poco raffinati di giocatori che solo per caso si sono trovati ad indossare una maglia così pesante e gloriosa .
